GLI SCANDALOSI ANNI CINQUANTA (III) - GRACE METALIOUS
di Mario Rubino

Nel 1957 la Longanesi & C. metteva in circolazione in Italia I peccati di Peyton Place di Grace Metalious (1924-1964). Già la sovraccoperta del libro non era certo pensata per figurare in bella mostra nelle vetrine delle Librerie Paoline. Ma era un “buon peso” tutto sommato superfluo, dato l'indignato putiferio che, l'anno prima, il romanzo aveva già suscitato nel suo Paese d'origine, gli Usa, dando vita ad un vivacissimo caso letterario e di costume di cui si erano largamente occupati, anche da noi, quotidiani e rotocalchi prima ancora che venisse fuori l'edizione italiana.

Il volume portava il n. 14 de “La Ginestra”, una collana autodefinentesi di «romanzi di grande successo», in cui la Longanesi amava intercalare opere un po' pruriginose. Al n. 5, per esempio, era già apparso Peccatori di provincia di Gabriel Chevallier e al n. 31 sarebbe seguìto, fra molti altri, Il riposo del guerriero di Christiane Rochefort, «il romanzo che ha fatto arrossire la moglie del generale De Gaulle», come recitava una fascetta editoriale involontariamente poco riguardosa verso la generalessa. Era il massimo che nel campo del genere “porno” (più che soft , con i nostri metri di oggi) si potesse allora offrire in libreria e alla luce del sole. Più oltre, ma a questo punto quasi sotto banco, c'erano soltanto i volumetti verdi della Olympia Press, l'editrice fondata a Parigi nel 1953 da Maurice Girodias, specializzata in dirty books per i turisti americani di passaggio nella “capitale dell'amore”.

E qui ci sarebbero da fare le solite osservazioni su quanto il titolo, la copertina e la collana editoriale in cui è inserito un romanzo condizionino in partenza le aspettative di chi lo prende in mano ed influenzino il modo di recepirlo.


I peccati di Peyton Place
era tutt'altro che un romanzo parapornografico. Certo, lo si poteva anche scorrere alla sbavante ricerca di quei passaggi, neanche tanti, in cui l'autrice non si fermava a ellittici sottintesi di ascendenza dantesca («quel giorno più non vi leggemmo avante») o manzoniana («e la sventurata rispose»), ma si spingeva parecchio in là, sia che le “impurità” venissero consumate da soli («toccava con la punta delle dita i capezzoli fino a farli diventare duri e provava una strana tensione tra le gambe, stranamente piacevole», p. 130), sia che ci fosse finalmente una compagnia («continuò a baciarla e ad accarezzarla fino a farla vibrare tutta sotto le sue labbra e le sue mani. Quando la baciò all'interno delle cosce, Allison cominciò a gemere piano», p. 482). Ma tanto realismo, inaudito per quei tempi in un'opera destinata al grande pubblico, era funzionale e solidale con l'assunto del libro, che voleva mettere in stato di accusa il farisaico puritanesimo della provincia americana, denunziando i guasti che esso poteva produrre nel tessuto sociale. E tutto ciò in perfetta buona fede da parte dell'autrice e senza alcuna intenzione di solleticare licenziose prurigini. Sarebbe stato infatti incongruo e contraddittorio, d'altro canto, smascherare certe ipocrisie perbeniste, ricorrendo alle perifrasi e alle allusioni proprie di quello stesso perbenismo.

La Peyton Place del titolo è una cittadina inesistente, ma immaginata, con dovizia di particolari, nel New England settentrionale, al confine col Vermont; e, proprio in quanto inesistente, può servire da paradigma di una qualsiasi piccola comunità urbana della provincia statunitense.

Il romanzo è una sorta di cronaca dei principali fatti accaduti a Peyton Place lungo l'arco di sei anni all'epoca della II guerra mondiale.

Numerosissimi i personaggi, quasi tutti quelli più rappresentativi delle varie classi sociali. I fatti narrati ruotano comunque intorno a tre figure femminili: Constance MacKenzie, trentacinquenne proprietaria di un negozio di vestiario, sedicente vedova, ma in realtà madre nubile di una ragazza che ha avuto a New York dal proprio principale, un tizio che era già sposato e che nel frattempo è defunto, quando lavorava presso di lui come segretaria; Allison MacKenzie, sua figlia, quattordicenne all'inizio del romanzo, adolescente anticonformista con tendenze artistico-letterarie; Selena Cross, coetanea e amica di Allison, figlia del primo matrimonio di Nellie Cross, domestica a ore, che si è poi risposata col boscaiolo ubriacone Lucas, avendone un figlio, Joey. (Ciascuna delle due ragazzine può esser considerata la proiezione di una componente dell'autrice, figlia di un'umile famiglia di origine franco-canadese e adolescente nel 1939; mentre altrettanto proiettivo è il personaggio di Constance, visto che la Metalious, il cui nome da ragazza era Marie Grace de Repentigny, scrisse il romanzo durante il suo matrimonio con un uomo di origine greca, preside di una scuola di provincia.)

Lo sfondo delle varie vicende è quello prevedibile del trantran gretto, pettegolo e meschino di un piccolissimo centro, in cui tutti si conoscono e nulla sfugge al controllo sociale reciproco.

Fattore costante e ricorrente dei vari punti di svolta nelle esistenze delle tre protagoniste è il sesso, in tutte le sue manifestazioni e sfumature.

Constance ha ceduto al suo principale non per amore, ma per noia e solitudine. Ha salvato la rispettabilità a Peyton Place, spacciandosi per vedova e costringendosi a un rigidissimo costume di vita, neanche tanto controvoglia visto che per lei il sesso è rimasto un'esperienza fatale e negativa. Le farà scoprire il senso dell'amore fisico vissuto senza inibizioni Tom Makris, il nuovo preside della scuola, intellettuale anticonformista, vera e propria idealizzazione del “greco” sia dal punto di vista fisico che da quello spirituale («Tomas Makris era un bell'uomo, bruno, scuro di pelle, dall'aria sensuale e tanto uomini che donne gli attribuivano a prima vista più doti fisiche che non doti intellettuali. Ed era un errore, perché Makris aveva una mente analitica come quella di un matematico e curiosa come quella di un filosofo», p. 142). I due evidentemente, vinte le ultime resistenze ipocrite e gli autoinganni di Constance, grazie alla maieutica di Tom, finiranno con lo sposarsi.

Allison rifiuta coscientemente il sesso come qualcosa di volgare; in realtà ne ha paura. Inizia una sorta di flirt molto platonico con Norman Page, un coetaneo anch'egli con aspirazioni artistiche, vittima di una madre ultrapossessiva. A causa del ritorno in ritardo da una passeggiata con Norman, Constance le fa una scenata, sospettando che i due abbiano compiuto l'“irreparabile” e minacciando di portare la figlia dal dottore per accertarne l'illibatezza. Constance accusa Allison di pensare soltanto al sesso come suo padre e nell'ira le rivela, traumatizzandola, di esserne la figlia illeggittima. Allison scoprirà il sesso soltanto a vent'anni, quando, a New York, andrà a letto col suo agente letterario, quarantenne, appurando però soltanto dopo che è già sposato e con due figli. Nello happy end finale s'intravede però lo sviluppo felice di una storia cominciata in parallelo a New York con un romanziere suo coetaneo.

Selena Cross, che lavora da commessa nel negozio di Constance, è la più matura e la più sicura delle tre. Viene però più volte violentata dal patrigno Lucas e ne rimane incinta. Ricorre al vecchio dottore Matt Swain che, benché sia contrario ai suoi princìpi, vista l'eccezionalità del caso, l'aiuta ad abortire. Dopo l'operazione Swain va nella baracca dei Cross, costringe Lucas a confessare ed a firmare una dichiarazione di colpevolezza, costringendolo poi a lasciare immediatamente Peyton Place, pena una pubblica denunzia e un possibile linciaggio. (Tutta la scena viene udita, senza esser vista, dalla moglie di Lucas, Nellie, e da lì a poco, ne provocherà il suicidio per impiccagione a casa dei MacKenzie.)

Sullo sfondo delle varie meschinità e mediocrità degli abitanti di Peyton Place, alle tre figure femminili, portatrici delle problematiche sessuali, si affiancano tre personaggi maschili del tutto positivi: i già citati Tom Makris e Matt Swain, e il direttore del giornale locale “Peyton Place Times”, Seth Buswell, colpevole soltanto di un eccessivo grado di tolleranza, che lo porta all'inazione.

La società di Peyton Place è ben schematizzata nelle sue stratificazioni economiche che si simboleggiano anche nelle varie zone residenziali della cittadina. Leslie Harrington, proprietario dell'unica industria locale, i Cumberland Mills, e magna pars della Citizens' National Bank, sta al vertice e controlla e può corrompere tutta la città. Sotto di lui un sottile strato di media e piccola borghesia; e quindi gli abitatori delle baracche, operai e boscaioli, i paria della cittadina.

Di buon impianto, la narrazione scorre molto fluidamente, con saltuari accorgimenti prolettici e analettici, che ne arricchiscono il ritmo. In ossequio a uno dei più saldi precetti di ogni postnaturalismo americano, quello di documentarsi prima di raccontare, l'autrice fa dire a uno dei personaggi in cui si proietta, l'aspirante scrittrice Allison MacKenzie: «Non posso scrivere della signorina Hester perché non la conosco. Dovrò scrivere una storia su qualcuno che conosco», e commenta di suo: «Non lo sapeva, ma aveva compiuto il primo passo della sua carriera», (p. 98). Inframmezzato da colpi di scena ad effetto, il romanzo inoltre ha in partenza tutte le caratteristiche della sceneggiatura cinematografica, il che ha portato evidentemente ad una successiva versione filmica e a vari serial televisivi. Fatalmente futuro film, il romanzo è a sua volta influenzato (nelle battute dei personaggi, nelle descrizioni urbane e paesaggistiche, ecc.) dallo stile cinematografico, ed ha lo strano potere di ritrasferire il lettore nell'atmosfera technicolor di un mélo americano anni Cinquanta.

Come da morale prescritta nella Hollywood dell'epoca, va da sé che tutti i “cattivi” finiscano male o vengano comunque puniti: a parte Lucas Cross, Rodney Harrington, ad es., il figlio corrotto e corruttore di Leslie, in un mix di alcol e di arrapamento, finisce con la propria auto sotto un camion (p. 418).

Così come fedelissimo alla morale allora vigente resta il dubbio della giovane Allison circa l'ammissibilità di un rapporto prematrimoniale («Allora pensi che sia scusabile se due persone non sposate vanno a letto insieme?», p. 481), nonché la sua giustificazione del sesso soltanto se accompagnato da un “grande amore” («Pensavo sempre che quella storia di confondere l'amore con il sesso fosse infantile e sciocca; ma ora so perché tante donne lo fanno. Lo fanno perché, dopo, è troppo doloroso, se non si può ricordare niente dell'amore», p. 487).

C'è allora da chiedersi a cosa fosse dovuto l'impatto scandaloso che I peccati di Peyton Place ebbe sul pubblico degli anni Cinquanta. Visto che alcuni ingredienti (lo stupro, ad es.), benché relegati in una narrativa “alta” e per pochi, non erano nuovi nella letteratura americana – basti pensare al Faulkner di Santuario , 1931 –, le pietre dello scandalo andranno forse ricercate altrove.

Intanto c'era una legittimazione dell'aborto, anche se limitata ad un caso di stupro “familiare”: «La voce silenziosa lo perseguitava. Hai perduto, Matthew Swain, diceva. Hai deciso di tua spontanea volontà di causare la morte, invece di proteggere la vita come hai giurato di fare. – Va all'inferno, disse alla voce silenziosa. Proteggo la vita, questa vita, quella di Selena Cross» (p. 201).

C'erano poi gli “eccessi” di un certo piglio che oggi, continuando a condannarlo, si definirebbe “laicista” nei cattivi pensieri del pagano Tom Makris: «Datemi un bambino fino ai sette anni, pensava Tom, e sarà mio per sempre. Quando lo dicono i fascisti, sono delinquenti e corruttori, ma quando lo dice la Chiesa, si tratta di mettere i bambini sulla buona strada» (pp. 244 sg.).

E peggio ancora andava quando lo stesso Makris – che, non va dimenticato, lungo tutto il romanzo è presentato come un personaggio più che positivo – si lasciava andare a qualche discussione polemica sui requisiti anagrafici occorrenti per scoprire che c'è anche qualcosa che si chiama sesso: «In pochi minuti», disse Tom, «hai definito ‘spaventoso' quello che è successo tra Betty e Rodney, per passare ad ‘anormale' e per finire con ‘non va bene'. Non vado in giro a predicare a favore della fornicazione ad ogni angolo di strada né dei bambini illegittimi in ogni casa, ammetto che ‘non va bene'. Ma so benissimo che a quindici o sedici anni e anche prima un giovane è fisicamente pronto per il sesso, non posso quindi definire ‘anormali' Betty e Rodney. E so anche che, oltre ad essere pronto fisicamente a quindici o sedici anni, un ragazzo, educato e condizionato per il sesso, prova una potente spinta naturale verso il sesso. Non sono d'accordo con te, Betty e Rodney non sono ‘spaventosi'» (pp. 292 sg.).

Si fa strada a questo punto, più che motivato, il sospetto che la “grande paura dei benpensanti” (molte biblioteche pubbliche americane si rifiutarono non solo di dare in prestito, ma anche semplicemente di acquistare il libro) fosse causata da ben altro che dalle poche crudezze descrittive sparse qua e là nell'opera. La violenta crociata antipornografica che si orchestrò, di fatto, fece schizzare le vendite negli Usa a otto milioni di copie in hardback e a dodici milioni in paperback ; e va da sé che ogni lettore avrà avuto un suo motivo per comprare il libro e che la maggior parte degli acquirenti ci avrà spilluzzicato proprio quei punti osé strombazzati dai penbensanti. Ma quella controproducente crociata, se la si considera oggi, dopo cinquant'anni, rivela molto chiaramente la sua natura di paravento, di cortina fumogena utile ad occultare i veri obiettivi dell'invocata censura, che non erano le scene di petting o i dettagli anatomici delle pudicissime teen-ager pre- rock'n'roll , ma i sintomi di disagio all'interno della morale esistente e i fermenti precorritori di un'emancipazione laica e libertaria che, nel breve volgere di un decennio, da Berkeley a Woodstock, non sarebbe stato più possibile reprimere.

© Mario Rubino

pagina precedente